19 Marzo 2024
la peste

La peste di Albert Camus, ideale da leggere in tempo di coronavirus

21 Maggio 2020 Ludo

Che razza di tempi stiamo vivendo! E’ un periodo davvero stranissimo questo, e bisogna riconoscere che nessuno si sarebbe mai aspettato di iniziare in modo così drastico un nuovo ciclo di vita; sì, perché è proprio di questa certezza che dobbiamo renderci conto una volta per tutte, dobbiamo assimilare il concetto che il mondo sta cambiando, e che molte cose forse non torneranno mai più ad essere come prima. Che ci piaccia o no, dobbiamo prendere tristemente atto di questa amara realtà, e cercare di sopravvivere a vere e proprie catastrofi naturali come il coronavirus nel modo meno traumatico possibile, provando a non lasciare che il panico o l’ansia s’impadronisca di noi, e reagendo invece con grande decisione e spirito di sacrificio.

Tra le letture ‘a tema’ che, se ne abbiamo la voglia, potrebbero forse aiutarci a trascorrere qualche ora di isolamento da quarantena meno noiosa, sarebbe da considerare certamente ‘La Peste’, famosa novella dello scrittore francese Albert Camus (1913-1960); pubblicata nel Giugno del 1947, quest’opera racconta la storia di alcuni medici umanitari che prestavano servizio nella città algerina di Oràn, flagellata da piaghe ed epidemie di vario genere, mettendo in forte risalto il sentimento di solidarietà e di umanità.

Riflessioni di tipo filosofico su ‘La Peste’

Con ‘La Peste’, Camus ha voluto in qualche modo sottolineare come secondo lui può essere molto peggio una epidemia di tipo morale che una biologica; in altre parole, ‘è proprio nelle situazioni di crisi che viene fuori il peggio della società’, affermava il giornalista, filosofo e drammaturgo francese, ed ‘immaturità, irrazionalità, insieme con mancato senso di solidarietà, ed egoismo, si impadroniscono letteralmente di ogni cosa, a prescindere dalla propria volontà’.

In fin dei conti l’autore ha voluto mettere in risalto l’evidente impotenza dell’uomo contro l’irrazionalita e l’assurdità di certe cose che accadono in vita e che hanno il potere di marcarne per sempre il percorso; la peste che si abbattè sulla città algerina di Oràn rappresenta in questo caso l’assurdo, e lui la racconta come un qualcosa di veramente agghiacciante e catastrofico, ma che allo stesso tempo ha sicuramente tirato fuori quelli che sono i veri valori umani della gente.

Riassunto dell’opera di Albert Camus

In quest’opera Camus tocca un tema quasi mai trattato nelle sue precedenti composizioni, quello del sentimento di ‘solidarietà umana’. La città algerina di Oràn, antica colonia francese situata sulla costa Nord-Est del Mediterraneo, viene invasa da un’epidemia di peste bubbonica, che il narratore racconta in prima persona come testimone degli avvenimenti, seguendo da vicino tutti i fatti ed i personaggi maggiormente involucrati in essi.

Il dottor Rieux, medico della città sorpreso per la strana morte di uno dei suoi pazienti, scambiandosi pareri professionali con il suo collega dottor Castel, scopre di trovarsi di fronte ad una epidemia di peste bubbonica appena scoppiata, teoria che trova immediata conferma nella contemporanea apparizione di topi morti per le strade cittadine. Lo spirito di sacrificio del dottor Rieux e la sua grande umanità prendono alla lunga il sopravvento su qualsiasi altra cosa o pensiero, ed è proprio questo l’insegnamento che ha voluto diffondere Camus.

Rapporto dell’opera con la situazione attuale

Gli amanti dell’analisi più pura e profonda leggono nella novella di Camus una forte critica alla restrizione delle libertà dell’uomo; di fronte alla pandemìa tutte le autorità vanno infatti limitando sempre più le possibilità di movimento delle persone, impongono regole talvolta assurde ed allo stesso tempo anche contraddittorie, insomma, irrompono violentemente nel diritto di libertà e nella privacy di tutti i cittadini.

E’ esattamente quanto stiamo vivendo oggi, solo che questa brutta bestia da sconfiggere ha un altro nome; siamo isolati, sfiduciati, depauperati, emarginati….non ci viene permesso neppure di salutarci e siamo per di più obbligati ad andare in giro ‘criptati’ dietro una mascherina; chissà quanto durerà questa storia, chissà se riacquisteremo le nostre libertà, la cosa certa è che abbiamo un grande cuore, e non esiteremo mai ad aiutare il prossimo, per quanto sia nelle nostre possibilità.